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Progetto di Villa a Fiesole

Sezione longitudinale villa

Le caratteristiche morfologiche e tipologiche dell’architettura del luogo, assunte nella loro dimensione “essenziale” più che oggettuale, sono estrinsecate dal progetto secondo una progressione spaziale, dalla terra al cielo, che si riferisce, a sua volta nella forma essenziale, alla progressione temporale del processo di sviluppo storico del luogo culturale, dagli etruschi al rinascimento, fino all’antropizzazione della collina fiorentina che si sviluppa a partire dal settecento.

Per operare questa metatesi e conseguire un nuovo oggetto architettonico dalla decostruzione di essenze architettoniche differenti, vengono utilizzati anche strumenti compositivi e metrici non astratti ma storicamente riscontrabili in luogo, quali le relazioni proporzionali auree e le progressioni diagonali, basandosi sul sistema di misurazione delle braccia fiorentine su base dieci – numero pieno della numerologia tardo medievale.

Il piano interrato è realizzato in modo da figurare come elemento architettonico preesistente interrato dal progredire del tempo, in cui possono emergere alcuni caratteri essenziali della casa etrusca matura: pianta rettangolare allungata con il fronte corto sulla strada e pareti divisorie perpendicolari ai lati più lunghi che definiscono le celle; l’impluvium cadrebbe all’altezza dell’attuale cortile soprastante e l’altra metà dell’edificio, che non esiste ma che ci si aspetterebbe di trovare, viene naturale presumere la sua esistenza come se fosse il reperto di un’architettura ancora da scavare.

I due piani fuori terra del nucleo abitabile sono rappresentati da una architettura che si materializza in un corpo frontale le cui caratteristiche tipologiche e morfologiche essenziali derivano dall’architettura residenziale post rinascimentale che si sviluppa su queste colline a partire dal XVIII secolo. Esso è costituito da sole tre cellule per ciascun piano, con dimensione sul fronte di sei e profondità nove braccia fiorentine, il ritmo e la scansione delle quali è sottolineato da quattro pseudo-lesene che nei fianchi si estendono a costituire un paramento murario completamente cieco. È utile sottolineare come la cellula di 6 braccia per 9 braccia sia un riferimento assoluto per l’architettura abitativa matura dell’area, soprattutto quella spontanea, dato che sei braccia corrispondono a due uomini – due muratori – che si affiancano a braccia aperte, in modo da definire immediatamente la larghezza della stanza, che per la lunghezza viene estesa di un ulteriore unità-muratore per consentirne l’accessibilità e il collegamento con le altre cellule. la cosa più sorprendente è che 6 bf x 9 bf corrispondono a 3,50 m x 5,25 m, cioè ad una superficie di 18,375 mq, cioè 14,00 mq + 4,375 mq, che in termini funzionali corrispondono ad una stanza piena – camera o soggiorno – più i relativi accessori – bagno o cucina.

Un altro elemento architettonico fondamentale per l’impostazione culturale del progetto è costituito dalla corte ottagonale con vasca impluvium, delimitata da pareti filtro curvate. Il riferimento alla cupola del Brunelleschi è palese soprattutto ad una valutazione superficiale che ne identifica immediatamente la localizzazione, anche per un profano dell’architettura, ma non è banale, poiché l’importanza del riferimento non si basa sul carattere formale, piuttosto anche in questo caso si basa sul carattere “essenziale”: in entrambi i casi la struttura non è una cupola ma è costituita da otto pareti, doppie con uno spazio percorribile all’interno in modo ascensionale, che si curvano sostenendosi reciprocamente. All’opposto, mentre nel caso più emblematico dell’architettura universale le otto pareti doppie sono piegate per coprire il più grande spazio interno dell’architettura pre-industriale imponendosi nel paesaggio collinare circostante, nel nostro caso le otto pareti doppie sono piegate per adeguarsi alla collina in cui sono inserite al fine di avere minor impatto nei confronti del paesaggio circostante, senza tuttavia coprire alcuno spazio interno. In sostanza nonostante la forma “analoga”, intesa anche nel senso propriamente aldorossiano del termine, si ha l’essenza “opposta”. Nel primo caso la struttura definisce rafforzandoli due luoghi abitabili, quello al suo interno e quello al suo esterno attraverso la forte identificazione collettiva che induce le relazioni di appropriazione ed appartenenza che riesce a costruire con i fruitori dello spazio urbano e del paesaggio. Nel secondo caso la struttura non definisce un luogo abitabile interno ed allo stesso tempo tende a sfuggire all’esterno qualsiasi ipotesi di identificazione collettiva in quanto non induce le relazioni di appropriazione ed appartenenza con i fruitori esterni, misurandosi in maniera sommessa con il paesaggio.

Questo elemento è esterno alla funzione abitativa com’è intesa nella nostra epoca – dove il luogo abitabile è solo quello interno e climatizzato -, visto che l’unico spazio chiuso e climatizzato è costituito dalla rampa a gradoni che collega il piano terra al piano primo con andamento a spirale ed è interclusa fra il guscio interno, vetrato, e quello esterno, delimitato con frangisole fotovoltaici trasparenti. In realtà è l’elemento più importante che mette direttamente in contatto con l’essenza antropologica dell’abitare e con il rapporto che questa ha con l’architettura. Attraverso di esso si legge e si prende coscienza della struttura di tutta l’abitazione, dal piano interrato alla terrazza sul tetto, orientandosi in essa e stabilendo un rapporto di identificazione immediato: chiunque può appropriarsi dell’abitazione e può appartenere ad essa. L’elemento architettonico mette direttamente in rapporto con quegli elementi della natura ritenuti essenziali alla sopravvivenza della specie. L’acqua che cade dal cielo nella vasca impluvium, l’aria che entra dal basso lambisce l’acqua ed esce dall’alto rinfrescando l’ambiente, infine il fuoco che trasforma la materia per creare energia che nel caso è costituito dai frangisole fotovoltaici che rivestono la struttura esterna.

In questo senso nonostante sia un luogo esterno all’abitazione diviene un luogo abitabile in quanto raccoglie in sé l’archètipo dell’abitare sul quale si fonda la stessa cultura architettonica universale.